Monumenti e luoghi d'interesse
Architetture religiose
Nel centro storico trovano posto diverse chiese:
- La chiesa romanico-gotica di San Gregorio Magno, risalente al primo quarto del XIV secolo, una delle chiese trecentesche sarde più interessanti, presenta una bellissima bifora di notevole valore architettonico
- La chiesetta di Santa Anastasia di origine bizantina, anche se il suo assetto attuale risale al XV secolo, dove al suo interno ritroviamo un pozzo sacro di età nuragica, una fonte battesimale del '500, un Cristo ligneo del '600 e la statua di Sant'Anastasia
- La chiesa di Sant'Antonio risalente al XVII secolo, dove al suo interno si può ammirare un altare ligneo policromo settecentesco con tre nicchie dove troneggiano le statue di San Francesco, Sant'Antonio e della Madonna della difesa;
Chiesa della Beata Vergine Assunta
- La chiesa parrocchiale della Beata Vergine Assunta (patrona di Sardara), edificata nei primi decenni del 1600, probabilmente su una preesistente chiesa romanica. È dotata di torre campanaria a canna quadrata, costruita tra il 1634 e il 1639, demolita e poi ricostruita nel 1706. Al suo interno sono presenti un antico organo a canne del 1758, un bellissimo altare marmoreo e delle pregevoli statue lignee, tra cui quella di San Bartolomeo, i busti lignei dei Santi Pietro e Paolo e il retablo con altare ligneo della Madonna d'Itria del XVIII secolo.
Nella zona delle terme si trova il santuario diocesano di Santa Maria de is Acuas, chiamata popolarmente anche Santa Mariàcuas (Madonna delle Acque), Patrona massima della diocesi di Ales-Terralba, da sempre meta di pellegrinaggi e sede di un'importante festa religiosa popolare. Nell'altare del santuario è presente l'antica statua della Madonna, realizzata in epoca spagnola e databile tra la fine del Cinquecento e l'inizio del Seicento. In realtà però, il culto di Santa Mariàcuas, che anticamente era denominata probabilmente "Madonna del latte dolce", pare che risalga già al periodo bizantino.[senza fonte] Il simulacro processionale, invece, è custodito tutto l'anno nella parrocchia della Beata Vergine Assunta e viene trasferito processionalmente al Santuario in occasione delle festività di maggio e settembre.
Architetture civili
Molto suggestivo è il centro storico del paese con le strade in selciato e le tipiche case campidanesi in pietra, dotate di pregevoli portali.
Nel centro abitato si possono ammirare alcuni edifici storici di pregio e ville padronali, come "Villa Diana" e "Casa Pilloni", inserite nell'itinerario delle ville e delle dimore di pregio in Sardegna, la Casa Orrù, l'edificio delle vecchie scuole elementari e la Casa del Balilla.
Architetture militari
Castello di Monreale
Il centro abitato e la sottostante pianura sono dominati dal sistema collinare di Monreale, sul quale svettano i resti del Castello medievale di Monreale, che sorgono in cima a un imponente colle di forma conica a 274 m s.l.m., a sud-ovest del paese, visibile da buona parte del Campidano. Il castello, che fu edificato probabilmente poco dopo l'anno 1000, sopra precedenti insediamenti nuragici, è unico nel suo genere in Sardegna, perché è il solo ad avere il mastio, otto torri e una cinta muraria lunga circa 1 km che racchiude i resti di un borgo medioevale.
La fortezza fu la più importante roccaforte del giudicato di Arborea e assieme ai castelli di Marmilla (Las Plassas) e di Arcuentu (Arbus), controllava il confine meridionale del giudicato arborense con il Giudicato di Calari (o Cagliari) e rivestì un ruolo importante durante le guerre contro i catalano-aragonesi. Il titolo "Monreale" deriva dalla sua antica denominazione "Castrum Montis Regalis". Qui vi soggiornarono importanti personaggi della storia del medioevo sardo, come, ad esempio, i giudici Ugone II, Mariano IV di Arborea e la famosa giudicessa Eleonora d'Arborea.
Stando alle fonti documentarie, si ha menzione del fortilizio per la prima volta nel 1309, quando risulta concesso dal Re Giacomo II d'Aragona a Mariano e Andreotto de Bas, giudici di Arborea e per conto di questi amministrato dal comune di Pisa. Nel 1324 si ha la prima attestazione dell'utilizzo di questo castello come residenza regale, nei documenti relativi al soggiorno di Teresa di Entenza, moglie dell'Infante Alfonso d'Aragona. La fortezza venne poi utilizzata come rifugio dalle truppe arborensi guidate da Guglielmo III di Narbona, sconfitto nel 1409 durante la famosa battaglia di Sanluri dall'esercito di Martino il Giovane.
Dopo la caduta del giudicato di Arborea, il castello passò agli Aragonesi e fu compreso nella contea di Quirra. Nel 1470 venne conquistato da Leonardo Alagon, marchese di Oristano, che sconfisse gli aragonesi guidati dal viceré di Sardegna Nicolò Carroz nella battaglia di Uras. Nel 1478 Leonardo Alagon fu sconfitto nella battaglia di Macomer e il Monreale tornò in possesso degli aragonesi; la fortezza venne poi smantellata e abbandonata.
Successivamente è stato oggetto di restauro e sono ben visibili in cima sul colle le possenti mura del mastio e parte dei resti dell'antico borgo medievale. Dal castello si domina tutto il sottostante Campidano, dal Golfo di Oristano a quello di Cagliari e nelle giornate più limpide si riesce a scorgere persino il Gennargentu.
Siti archeologici
Nel suo territorio sono presenti numerose tracce della vita delle comunità che in passato hanno abitato il territorio. Fra i monumenti e i siti archeologici più importanti ricordiamo il villaggio nuragico con tempio a pozzo sacro di Sant'Anastasia, situato dentro il centro abitato, nell'area dove sorge la chiesetta di Sant'Anastasia.
Area archeologica di Sant'AnastasiaBronzetto raffigurante un arciere con gonnellino da SardaraIl Nuraghe Arrubiu
Il tempio a pozzo nuragico, realizzato con blocchi di basalto è uno dei più antichi e meglio conservati dell'Isola e risale al XIII-XII secolo a.C. Al suo interno vi si accede attraverso una scala di 12 gradini che conduce a una camera ipogeica circolare dal diametro di 4 metri con copertura a "tholos" dell'altezza di 5 metri; qui le antiche popolazioni nuragiche di tutto il territorio praticavano il culto delle acque, perché si riteneva che le acque di questo pozzo avessero delle proprietà curative ("Funtana de is dolus"). L'acqua che lo alimenta proviene dalla sorgente "Sa mitzixedda", situata sulle colline che sovrastano il paese ed è stata incanalata artificialmente per arrivare al pozzo. Attorno ad esso e alla chiesetta di Sant'Anastasia è ben visisbile una parte del villaggio nuragico, dove attualmente vi si trovano i resti di alcune "capanne" nelle quali si riunivano le popolazioni nuragiche. Gli scavi archeologici effettuati nel sito hanno riportato alla luce importanti reperti bronzei e ceramici. Proprio da questo antico villaggio nacque il centro abitato di Sàrdara.
A poca distanza dall'area archeologica di Santa Anastasia, in località "Sa Costa", in una tomba a fossa megalitica, nel 1912 vennero rinvenuti i famosi "arcieri in bronzo".
L'importanza che rivestì il territorio sardarese in epoca nuragica è testimoniata anche dalla presenza di una trentina di nuraghi situati sia sui colli che nelle aree pianeggianti; tra questi ricordiamo il Nuraghe Arrubiu, lungo la strada provinciale Sardara-Pabillonis, nelle vicinanze delle terme. Si tratta di un nuraghe monotorre quasi totalmente intatto avente una posizione strategica; nella zona sono presenti altri cinque nuraghi. Vicinissimo alla SS131 è il nuraghe Perra, mai scavato e completamente ricoperto dalla terra e dalla vegetazione.
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